È nata nel 1976 in un sottoscala di Ascoli Piceno, nemmeno cento metri quadrati e pochissime lire investite in un sogno che sarebbe, negli anni, diventato realtà. La libreria Rinascita infatti dal 2001 si è spostata nell'attuale sede, un bellissimo palazzo-gioiello del centro storico, un ex bachificio disabitato da decenni, e anche grazie al nuovo spazio a disposizione - 800 metri quadrati tra libri, caffè e sala conferenze, dove vengono organizzati oltre 170 iniziative l'anno - ha rafforzato il suo carattere di centro e motore culturale, luogo di aggregazione molto amato e frequentato in città, che come racconta il fondatore, Giorgio Pignotti, "in totale controtendenza con i dati nazionali ha chiuso l'anno passato con un bel +9 per cento per frequentazione e fatturato".
A lui e alla sua libreria viene assegnato ora il Premio per Librai Luciano e Silvana Mauri per il 2020: "per l'impegno e la competenza", si legge nella motivazione, "soprattutto in una fase del mercato del libro e della libreria in grande trasformazione". Un mercato purtroppo funestato dalla chiusura a catena di moltissime piccole e medie librerie. L'ultimo caso, solo la settimana scorsa, è la storica Paravia di Torino.
Lei invece resiste. E ha vinto anche un premio. Perché, secondo lei, ne muoiono tante? Dov'è l'errore?
"Muoiono perché sono costrette in spazi angusti, perché l'affitto è troppo alto. E al loro posto vengono messi negozi che funzionano di più. La libreria non è concorrenziale. Non è il forno, ahimè, non è il pane. Bisogna che sia centrale se vuole vivere. E poi gestire una libreria ha costi altissimi, è faticoso: da noi solo l'anno passato sono arrivate oltre 23mila novità. Ma le ricette per sopravvivere ci sono. Qui per esempio i giovani vengono a studiare, ci scambiano per biblioteca. E questo aiuta".
Per voi è stato fondamentale essere percepiti come centro culturale. Anche per questo siete stati premiati, per le numerose iniziative che la libreria organizza: per esempio?
"Dalle presentazioni dei libri alla settimana della scienza, ai cicli di conferenze con l'università della terza età: funzioniamo da supporto ai concittadini. Quando ho aperto non avevo una lira. Allora mi sono detto: o la gestisco bene o qui chiudo. Così mi sono dedicato all'informatica e, cosa tutt'altro che scontata all'inizio degli anni Ottanta, ho realizzato un programma che è diventato il software gestionale più diffuso per librerie in Italia. Poi abbiamo creato una piccola casa editrice che si occupa soprattutto di pubblicazioni di carattere locale, legate al territorio: tra le ultime uscite, per esempio, abbiamo una storia di Ascoli in quattro volumi".
Ma come affronta la concorrenza di Amazon e, peggio, la politica degli sconti selvaggi?
"Cercando di dare un servizio migliore. Io non faccio sconti. La mia arma commerciale non deve essere lo sconto ma il servizio. Un servizio che offriamo a tutto tondo. Per esempio, abbiamo puntato tantissimo sull'accoglienza. Siamo aperti 360 giorni l'anno, tolti giusto Natale, Capodanno e Primo maggio. E funzioniamo anche come associazione culturale: quest'anno una in collaborazione con Nati per leggere ci siamo impegnati a portare gli scrittori nelle scuole e poi, di pomeriggio, li abbiamo invitati qui in libreria, dove sono stati gli stessi alunni che li avevano incontrati la mattina a farli conoscere ai loro concittadini".
Perché un lettore dovrebbe scegliere una piccola libreria invece di una grande catena?
"Nel futuro del commercio non è porgere la merce che fa la differenza. La differenza è nella socialità, nell'accoglienza, nel calore. Che il piccolo è in grado di dare e che dovrebbe dare. La differenza è nell'incontro, nella condivisione. E pare che funzioni. Lo so che Amazon è più conveniente, ma comprare nel piccolo negozio è un'altra cosa. E poi se chiudono i piccoli è tutto il centro storico che soffre, è il turismo che muore".
Su quali libri bisogna puntare per sopravvivere?
"Sicuramente non sui bestseller. Noi ne vendiamo pochissimi, per esempio. Ma per permetterti questo devi avere un catalogo con un sacco di libri. L'altra ricetta è puntare sui ragazzi: nelle nostre vendite i libri per ragazzi fanno la parte del leone. È importante però anche coinvolgere i giovani. Quest'anno con Nati per leggere abbiamo realizzato una sorta di biblioteca per bambini da zero a sei anni. Ecco, la libreria potrebbe diventare una bibliolibreria, collaborando con la biblioteca comunale, diventandone uno sportello, un braccio operativo, perché noi siamo sempre aperti, abbiamo orari più comodi. La mia filosofia è questa: più gente porto dentro e più libri vendo. Nei piccoli paesi che restano senza librerie diventa ancora più essenziale se si mettono insieme biblioteca e libreria: due debolezze che fanno una forza".
https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2020/01/21/news/la_ricetta_vincente_della_libreria_rinascita_di_ascoli-246313745/
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